UN FIUME DI NOVITÀ IN UN MARE DI TRADIZIONI
Quella della pesca e dell’acquacoltura, ossia l’allevamento di specie animali e vegetali in ambiente acquatico, è una filiera singolare, in quanto all’interno di essa coesistono diverse realtà, che spaziano dalla pesca professionale, all’allevamento, alla trasformazione e vendita del prodotto, alla pesca sportiva, alle più recenti attività di diversificazione, alla sperimentazione e ricerca.
Esistono differenti attività legate alla filiera della pesca e acquacoltura: la pesca professionale, pratica svolta dall’imprenditore ittico come attività esclusiva o prevalente; la pesca sportiva, l’attività di cattura esercitata senza fini di lucro; la pesca marittima e quella in acque interne, che possono comprendere sia il pesce pescato che quello allevato. La pescaturismo, ossia l’accoglienza di persone su un’imbarcazione esercitata dall’imprenditore ittico, con possibilità di assistere all’attività di pesca professionale, di praticare la pesca sportiva; l’ittiturismo, cioè l’ospitalità con consumo dei prodotti relativi alle attività ittiche, nonché la fruizione di altri servizi ricreativi e culturali esercitata dall’imprenditore ittico.
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Storia
La pesca è un’attività molto antica. I primi materiali impiegati per la costruzione di ami da pesca furono osso di varie specie di animali, sicuramente tra i più interessanti e risalenti a circa 9000 anni fa, conchiglie e spine naturali che fungevano da uncini, ma probabilmente il materiale più antico fu il legno.
Ami molto antichi prodotti in pietra sono stati ritrovati in varie isole del Pacifico e lungo la costa del Cile, ma anche alla Grecia si devono importanti ritrovamenti. In Italia sono stati ritrovati pezzi molto antichi a Pompei e ad Ercolano veri capolavori di artigianato. Nel 4000 a.C. circa comparve il rame, seguito dal bronzo e poi dal ferro, fino ad arrivare all’acciaio.
In epoche attuali La pesca diventa uno sport ed un passatempo. Il settore della pesca commerciale è stato oggetto negli anni, al pari di quello agricolo, di numerosi provvedimenti e direttive da parte dell’Unione Europea sulla base degli articoli 32-38 del Trattato sull’Unione Europea (e successive modifiche) che regolano il mercato comune nel settore agricolo e della pesca.
Le normative europee regolano dettagliatamente lo svolgimento dell’attività e del mercato ittico ad esempio tramite la definizione delle modalità di fissazione dei prezzi di alcuni prodotti ittici o con la fissazione di quantità contingentate di cattura e modalità di gestione degli stock.
L’Unione è poi intervenuta nel settore anche con numerose fonti di finanziamento, ad esempio sotto forma di fondi strutturali, tra i quali lo “Strumento finanziario di orientamento della pesca” – SFOP ed il “Nuovo Fondo europeo per la pesca” – FEP.
L’attività dell’acquacoltura in Italia è diffusa da più di 2000 anni, quando le popolazioni antiche allevavano abitualmente pesce marino, in particolare spigole ed orate, considerati pesci pregiati, ma anche altre specie come la murena, la cui carne era ai tempi molto apprezzata. Di Apicio, grande personaggio di spicco dell’Età Augustea vissuto nel primo secolo a.C. ,ad esempio, si narrano interessanti aneddoti come il fatto che nutrisse le murene con la carne degli schiavi.
La fine dell’Impero Romano portò alla scomparsa di questi tipi di acquacoltura, e non fu prima del XII secolo che l’acquacoltura di acqua dolce venne ripresa. Nel XV secolo, iniziò l’acquacoltura estensiva su larga scala nelle lagune dell’ Adriatico, dando inizio alla cosiddetta “vallicoltura”. La ripresa di questa attività fu promossa dalla religiosa pratica di non mangiare carne il venerdì, rendendo necessaria una maggior disponibilità di pesce.
Più tardi, nel XIX secolo, l’allevamento di cozze divenne pratica comune, specialmente nel mediterraneo occidentale e nel Mar Adriatico. Tuttora, l’allevamento di cozze è un settore importantissimo. L’acquacoltura intensiva è iniziata in Italia abbastanza di recente, circa 30 anni fa. Ad oggi, le principali specie allevate sono spigola ed orata per quanto riguarda l’acquacoltura marina, e trote, carpe, storioni ed anguille per l’acquacoltura d’acqua dolce.
La produzione di orate a branzini è stata ripresa recentemente in allevamenti privati, inizialmente orientati verso impianti posizionati all’interno, ora rivolti ad impianti a mare, ritenuti di gran lunga più efficienti in termini di gestione e livelli di produzione.
L’acquacoltura è perciò parte integrante delle tradizione culinaria italiana e oggi, gli impianti di acquacoltura moderna devo aderire a rigidi criteri di produzione, in modo da soddisfare la crescente domanda di prodotti di alta qualità, basso prezzo, ed allo stesso tempo il rispetto per l’ambiente.
Prodotti
Le catture più importanti della flotta da pesca toscana riguardano pesce azzurro, in particolare sarde ed acciughe, mentre tra gli altri pesci vengono catturati naselli, triglie, sugarelli, boghe e cefali. Oltre il 25% dell’offerta nazionale di sarde proviene dall’attività di pesca esercitata in Toscana. Polpi e seppie rappresentano i molluschi più pescati e tra i crostacei, quota molto limitata del totale, emergono pannocchie, gamberi e scampi.
I quantitativi dell’itticoltura regionale incidono per il 5% sulla produzione nazionale, ma scendono sotto il 2% se si considera l’acquacoltura nel complesso. Date le caratteristiche di pregio delle specie allevate, il valore delle produzioni incide in misura maggiore rispetto ai volumi prodotti, con percentuali del 7% sulla piscicoltura e di quasi il 4% sull’acquacoltura totale.