UOMINI-TERRITORI-ANIMALI, UN EQUILIBRIO DI ECCELLENZA
La Zootecnia in Toscana
Il comparto zootecnico, per quanto molto variegato, evidenzia una specializzazione nel settore degli ovini da latte e dei bovini da carne: poco meno di mezzo milione di pecore e circa 85.000 bovini. Si contano inoltre circa 120.000 suini, 10.000 capre, 15.000 cavalli, 80.000 conigli e due milioni tra galline e polli. Per quanto riguarda più dettagliatamente il comparto delle carni bovine (di cui la Toscana è un importante produttore soprattutto nel ramo della qualità) i capi di bovini specializzati nella produzione di carne sono circa 65.000. Il comparto dei bovini da carne, benché abbia subito notevoli contrazioni nell’ultimo decennio al pari degli altri allevamenti, denota tuttavia una sensibile dinamicità: si registra infatti un aumento del numero medio di animali per azienda con conseguente ricerca di economie di scala, ed il contemporaneo aumento di impiego di animali geneticamente selezionati ed iscritti ai rispettivi libri genealogici o ai registri anagrafici (razza chianina, maremmana, romagnola, limousine, ecc…), segnale questo di una continua ricerca di miglioramento della qualità delle produzioni. Di notevole interesse è anche il comparto di latte ovino che nel panorama nazionale, in termini di latte trasformato in prodotti caseari, rappresenta la seconda produzione dopo la Sardegna e vanta importanti esempi di produzioni tipiche e di qualità.
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La distribuzione delle aziende con allevamento sul territorio regionale e la consistenza in termini di capi è estremamente eterogenea e diversificata, a seconda delle caratteristiche fisiche del territorio e delle tradizioni socio-culturali. Le province di Grosseto, Siena, Firenze ed Arezzo mostrano la maggiore consistenza di capi bovini e sono caratterizzate da aziende di maggior dimensione. In assoluto la provincia di Grosseto mostra la più alta incidenza delle aziende grandi (da un punto di vista zootecnico).
Al contrario, le province di Lucca, Massa e Pistoia si caratterizzano per la maggior presenza di aziende di piccole dimensioni (in termini di numero di capi per azienda), che spesso è indice di realtà assai frammentate, o addirittura “polverizzate”, dove la maggior parte delle aziende possiede meno di 5 capi.
In Toscana è presente il marchio del “Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP” che tutela tre razze strettamente legate ai territori dell’Italia centrale – la Chianina, la Marchigiana e la Romagnola. L’IGP del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale ha rappresentato per molti allevamenti non soltanto una risorsa per fronteggiare la crisi di mercato conseguente le emergenze sanitarie, che si sono tradotte soprattutto nelle richieste di informazioni sulla provenienza delle carni acquistate da parte dei consumatori, ma anche un’occasione per differenziare l’offerta associando il proprio prodotto ad una elevata qualità derivante dal legame con il territorio.
I capi bovini allevati in Toscana per la produzione di latte sono circa 20.000, di cui 10.000 sono le vacche in produzione. La natura composita degli allevamenti della nostra regione, in cui coesistono realtà intensive e organizzate lungo tutta la filiera produttiva a fianco di realtà polverizzate e frammentate, espressione di un territorio morfologicamente più complesso e tipico delle zone montane, ha fatto sì che la risposta ai cambiamenti fosse molto diversificata sia dal punto di vista geografico che per comparto produttivo.
Il mondo produttivo inoltre si è dovuto confrontare in misura sempre maggiore con cambiamenti socio-culturali anche forti: le aspettative dei consumatori nei confronti sia della qualità del prodotto che del rispetto dell’ambiente in cui tali prodotti vengono ottenuti ne sono l’esempio più significativo.
Grazie alle dimensioni piuttosto limitate ed alla distribuzione su tutto il territorio regionale, gli allevamenti toscani riescono ad attuare una gestione aziendale integrata fra l’allevamento zootecnico e la produzione foraggera, garantendo così una maggior sicurezza nella produzione e nella tracciabilità della filiera, nonché la conservazione delle nostre risorse erbacee, prati permanenti e pascoli, ecosistemi complessi e nicchie ecologiche preziose, la cui esistenza è intimamente legata all’utilizzazione da parte degli animali.
La zootecnia eroga inoltre una serie di servizi diretti ed indiretti fondamentali per la salvaguardia e la protezione del territorio nel suo complesso: il mondo della zootecnia rappresenta, infatti, un insieme di valori indissolubilmente legati alle tradizioni più antiche del mondo rurale, e l’attività è praticata sovente in zone marginali altrimenti destinate al degrado o alla scomparsa, garantendo così il fondamentale presidio del territorio.
Gli allevamenti hanno un ruolo chiave per la conservazione del germoplasma animale, ossia per la conservazione di quelle razze antiche e tipiche della campagna e montagna toscana, le cosiddette razze “autoctone”, che negli ultimi decenni a causa dell’intensificazione della produzione e della ricerca di maggiori ritorni economici, si sono sempre più rarefatte; ad esempio la chianina, la maremmana o la pisana per i bovini, l’appenninica, la massese o la zerasca per gli ovini, fino alla cinta senese o, recentemente, al pollo del Valdarno.
Il comparto ippico toscano
Nel comparto equino la Toscana svolge un ruolo preminente: il Piano Zootecnico Regionale del 2004 indica la presenza di 18.589 cavalli in 4.233 allevamenti (dati ISTAT 2000) con circa 20.000 addetti e più di 70.000 praticanti; 195 centri F.I.S.E. (Federazione Italiana Sport Equestri) di cui alcuni di livello internazionale, 9 ippodromi (3 di trotto e 6 di galoppo), il grande centro di allenamento pubblico per purosangue di San Rossore, molti centri di allenamento da trotto privati situati in prevalenza lungo la costa, allevamenti e professionisti, la Facoltà di Medicina Veterinaria a Pisa fanno si che la Toscana sia la prima Regione italiana nel settore delle attività legate al cavallo.
Le razze del comparto ippico toscano
La Toscana è soprattutto terra di allevamenti. Proviene della storia il cavallo Maremmano, oggetto di attenta selezione a fini sportivi e di equitazione di campagna, che offre attualmente soggetti di pregio e di grande attitudine. Importante la presenza di Purosangue Arabi, Anglo Arabi, Anglo Arabi Sardi e di Sella Italiani sul miglioramento dei quali ha influito sangue straniero, da riproduttori di pregio.
Il cavallo Avelignese, presente in tutta la regione, ha subito una selezione accurata per raggiungere un tipo morfologico e qualità attitudinali da sella e sportive sempre più ricercate ed apprezzate. Il T.P.R. cavallo agricolo italiano allevato per la produzione di carne, ma utilizzato con soddisfazione negli attacchi.
Il Bardigiano, presente prevalentemente in provincia di Massa, ma anche a Firenze ed altrove, utilizzato da lavoro e da carne. Il Cavallino di Monterufoli, autoctono della provincia di Pisa e presente sul litorale tirrenico, oggetto di programmi di salvaguardia, accanto al nobile Asino dell’Amiata. Il Murgese, cavallo da sella e tiro leggero, che si sta diffondendo nelle province di Arezzo, Firenze e Pistoia.
Da sottolineare l’esistenza di un grande allevamento di Persani, uno dei pochi a salvaguardia della razza già selezionata da Carlo III di Borbone nella prima metà del settecento. Allevati in Toscana troviamo anche cavalli di origine americana come il Quarter Horse e l’Appaloosa, utilizzati nella monta western, in competizioni tipiche. Il Purosangue Inglese ed il Trotter hanno grande interesse in Toscana, che è la Regione che conta il maggior numero di ippodromi e realizza il maggior importo per le scommesse nelle corse di galoppo e di trotto.
I più importanti allevamenti di cavalli da corsa si trovano a Pisa, a Siena, a Pistoia, Lucca e Firenze. Autoctono dell’area sud occidentale della Toscana, l’Asino dell’Amiata ha caratteristico mantello grigio sorcino uniforme, con zebrature agli arti e croce scapolare; è dotato di particolare agilità che gli permettono di accedere in luoghi impervi e scoscesi.